[MyVision]: Auguste Clésinger “Woman Bitten by a Snake”

Appena mettete piede all’interno del museo d’Orsay, tra le prime opere che incontrerete vi è la famosa “Femme”.

Effettivamente colpisce subito per il carico di erotismo che porta con sè. Prendersi del tempo per contemplarla (è proprio il caso di dire) è naturale. Ma anche la storia di questa scultura non è affatto banale.

Femme piquée par un serpent
Femme piquée par un serpent, 1847 — Muséè d’Orsay (2013)

La donna ritratta è Apollonie Sabatier, già musa ispiratrice di Baudelaire.Nel ’47 ha 25 anni ed è una modella di ruolo, una splendida donna che posa per professione e della quale si dice che la bellezza fisica eguagli quella delle sua voce.

Siamo nel 1847 e vi si tiene l’annuale esposizione d’arte contemporanea di Parigi. Un artista non noto Auguste Clésinger, vuole presentare la sua opera moderna. Ma si rende altresì conto che così “Nuda” non verrà accettata. Allora gli inserisce una piccola serpe sul braccio, e la fa passare come una Cleopatra (altro ambito culturale). Il critico Gustave Planche, non accettò supinamente il fatto e fu il principale accusatore di Clésinger. L’accusa verteva sul fatto che la statua non era modellata semplicemente su una donna, non era una trasposizione artistica, ma bensì una rappresentazione carnale. Stava alla scultura, diceva Planche, come il dagherrotipo stava alla pittura.

Il dagherroripo è “nato” pubblicamente nel 1839. Quindi erano passati appena 8 anni che già si disputava il duello tra la neonata Fotografia e la Pittura, arte con la “A” maiuscola.

Dal consueto paradigma  Artista, Modello, Osservatore, con quest’opera si passava al più diretto Modello, Osservatore. Un sovvertimento per l’Arte come tale. Si parla della Fotografia come di un processo di democratizzazione dell’immagine. Tutti possono vederla così com’è, giudicandola senza che ci sia un mediatore (l’artista). L’Arte non è semplice rappresentazione della vita; questo era il pensiero diffuso e condiviso tra la maggior parte della gente.

Anche Baudelaire esprime la sua opinione:

“A cell qui est trop gaie”

Ta tête, ton geste, ton air
Sont beaux comme un beau paysage;
Le rire joue en ton visage
Comme un vent frais dans un ciel clair.

Le passant chagrin que tu frôles
Est ébloui par la santé
Qui jaillit comme une clarté
De tes bras et de tes épaules.

Les retentissantes couleurs
Dont tu parsèmes tes toilettes
Jettent dans l’esprit des poètes
L’image d’un ballet de fleurs.

Ces robes folles sont l’emblème
De ton esprit bariolé;
Folle dont je suis affolé,
Je te hais autant que je t’aime!

Quelquefois dans un beau jardin
Où je traînais mon atonie,
J’ai senti, comme une ironie,
Le soleil déchirer mon sein;

Et le printemps et la verdure
Ont tant humilié mon coeur,
Que j’ai puni sur une fleur
L’insolence de la Nature.

Ainsi je voudrais, une nuit,
Quand l’heure des voluptés sonne,
Vers les trésors de ta personne,
Comme un lâche, ramper sans bruit,

Pour châtier ta chair joyeuse,
Pour meurtrir ton sein pardonné,
Et faire à ton flanc étonné
Une blessure large et creuse,

Et, vertigineuse douceur !
A travers ces lèvres nouvelles,
Plus éclatantes et plus belles,
T’infuser mon venin, ma soeur !

Le ultime due stanze :

per punirti la carne piena di vita,
schiacciarti il seno, senza ira,
e nel tuo fianco stupefatto aprire
un’ampia e fonda ferita

poi, attraverso quelle labbra nuove,
più sconvolgenti e più belle,
-vertigine dolcissima!- iniettarti
il mio veleno, sorella.

[Testo in italiano tratto da: http://www.leparoleelecose.it/?p=2502 ]

sembrano parlare della “Femme” di Clésinger.

Diciamo anche che non tutti si sono scandalizzati e schierati dalla parte di Planche: il critico d’arte Gautier, difese l’opera in quanto “moderna” visione artistica della bellezza femminile e quindi degna di essere considerata opera d’arte.

Nota: nella mia foto, le due gambe che si vedono sulla sinistra, sono quelle dell controllore, che è letteralmente corso verso di me richiamandomi con un altisonante “no photo, no photo”… troppo tardi, il click era già riecheggiato nel Salon.

Mi piace troppo reinterpretare le opere d’arte dando loro un significato diverso. yup!